Gli esami del DNA hanno svelato che le ossa rinvenute nella necropoli di Birka insieme ad un ricco corredo di armi appartenevano ad un individuo di sesso femminile
di Michael Greshko
Illustrazione di Evald Hansen basata sulla pianta originale dello scavo compiuto da Hjalmar Stolpe pubblicata nel 1889. Per gentile concessione dell’Università di Uppsala.
“Sino ad ora era stata considerata una sorta di ideale di sepoltura vichinga”, dice l’archeologo della Baylor University Davide Zori, che non ha preso parte alla ricerca. “Il nuovo studio colpisce al cuore le interpretazioni archeologiche: che abbiamo sempre costruito sulla base della nostra idea di quali fossero i ruoli di genere”.
Il folclore vichingo ha suggerito a lungo che i guerrieri non fossero solo maschi. Un testo irlandese di inizio del decimo secolo racconta di Inghen Ruaidh (“ragazza rossa”), una guerriera donna che condusse una flotta vichinga in Irlanda. Zori osserva che numerose saghe vichinghe, come quella dei Volsunghi risalente al XIII secolo, raccontano di shield maidens (le cosiddette Skjaldmær, letteralmente “giovani donne scudo” che avevano scelto di combattere come guerriere, ndt) che combattono al fianco dei guerrieri maschi. Ma alcuni archeologi hanno considerato queste guerriere donne un semplice abbellimento mitologico, una credenza colorata dalle aspettative moderne sui ruoli di genere.
Sin dalla fine degli anni ’80 dell’Ottocento gli archeologi hanno guardato al “guerriero di Birka” attraverso queste lenti. I testi hanno catalogato il sepolcro come appartenente ad un uomo, non perché lo indicassero le caratteristiche delle ossa, ma seplicemente perché queste furono ritrovare accanto a delle armi.
Come ha riferito National Geographic nella storia di copertina del marzo 2017, tutto è cambiato quando la bioarcheologa dell’università di Stoccolma Anna Kjellström ha studiato più attentamente per la prima volta le ossa pelviche e la mandibola. Le loro dimensioni apparivano quelle tipiche di una donna. Le analisi di Kjellström, presentate ad una conferenza nel 2014 e poi pubblicate nel 2016, non hanno ottenuto grande risonanza e alcuni archeologi le hanno contestate apertamente con varie argomentazioni: da quando erano stati compiuti gli scavi erano trascorsi oltre cento anni e forse le ossa erano state catalogate in maniera errata o forse gli scheletri erano stati confusi con quelli di altri siti di sepoltura dei paraggi.
Per rispondere a queste obiezioni un gruppo guidato dall’archeologa dell’università di Uppsala Charlotte Hedenstierna-Jonson ha condotto delle indagini del DNA per stabilire se si trattasse di ossa appartenenti a persone diverse e di che sesso. I risultati sono stati chiari: nelle ossa non sono stati trovati cromosomi Y e il DNA mitocondriale delle diverse ossa combaciava. I resti appartenevano dunque ad una sola persona e quella persona era una donna.
Hedenstierna-Jonson e i suoi colleghi sostengono che questa donna era verosimilmente una guerriera e una tattica stimata. E’ stata ritrovata con in grembo degli oggetti simili a pedine utilizzati per pianificare e illustrare le tattiche di guerra, il che dimostra che avrebbe ricoperto un ruolo di leader.
Zori è affascinato da ciò che che questa scoperta ci rivela a proposito di Birka, l’insediamento commerciale dell’epoca vichinga dove la donna è stata sepolta. Luogo di una delle più conosciute necropoli vichinghe, il sito era anche un fiorente centro mercantile che scambiava lungo i fiumi Dnieper e il Volga argento arabo e bizantino in cambio di pellicce e schiavi.
Forse come consguenza del flusso di merci e persone, il sito di sepoltura di Birka han un carattere decisamente “internazionale”, dice Zori. Le pratiche di sepoltura spaziano infatti dalla cremazione alla deposizione delle salme adagiate su delle sedie.”Birka contiene tutto il mondo dei Vichinghi, fatto di commercio, di scambi e di persone che andavano in giro non solo per uccidere”, aggiunge. Secondo Zori inoltre è possibile – ma altamente improbabile – l’ipotesi che i familiari della donna l’abbiano sepolta con un corredo da guerriero senza che avesse ricoperto questo ruolo nel corso della sua vita. Per questo, allo stato degli elementi attualmente a disposizione, è convinto della giustezza delle conclusioni della ricerca.
“Si tratta di un tema che ha generato un grande interesse nel corso del tempo per via dei testi che parlavano delle donne guerriere…e ora abbiamo a disposizione nuove tecnologie in grado di mettere in contatto questi testi con l’archeologia”, dice.
http://www.nationalgeographic.it/scienza/notizie/2017/09/13/news/famoso_guerriero_vichingo_era_in_realta_una_donna-3661191/
Leave a Reply